La casa è mia e il prezzo lo decido io!
Quando si sceglie di vendere, non bisogna confondere il costo di un immobile con il suo valore. Meglio affidarsi a un esperto
Conosco una coppia che ha un piccolo appartamento a ridosso del centro storico di Ruvo di Puglia, di quelli che gli agenti immobiliari amano definire “una bomboniera” o – a scelta – “un gioiellino”.
È stata la loro prima casa insieme. Scelta, acquistata, ristrutturata, arredata pezzo dopo pezzo con un enorme sacrificio, anche economico, che ogni mese bussa alla loro porta con il nome di rata di mutuo ventennale.
Ora però i due non sono più due, ma cinque. E questioni di spazio li hanno portati alla dolorosa decisione di vendere.
Gli errori da non fare
Hanno ipotizzato un prezzo, basato principalmente su quanto avevano speso quindici anni prima per l’acquisto e le attività conseguenti. Primo (e secondo) errore.
Hanno infatti confuso il costo («L’ho pagato tanto, mica posso rimetterci o svenderlo!») con il valore (legato a un mercato di domanda e offerta che subisce lente ma considerevoli oscillazioni).
Anche i lavori di ristrutturazione edilizia, le rifiniture e la sistemazione del lastrico solare sono diventate nel frattempo datate (il limite per considerarle valide è di circa 15 anni), così come il rifacimento della facciata in pietra, addirittura precedente.
Per essere sicuri di essere nel giusto, poi, si sono affidati a un'amica architetto e alla piccola impresa che li aveva seguiti tempo prima. Ulteriore errore. Nessuno di loro è un tecnico prettamente legato all’ambito di pertinenza. L’unico vero esperto del settore è l’agente immobiliare. È lui che ha il polso della situazione contingente e sa cosa i potenziali compratori cercano e quanto sono disposti a pagarlo.
L’ultimo, ferale errore, però, è dipeso dal sentimento. Il luogo in cui si vive, infatti, pur essendo in fondo solo un oggetto inanimato, racchiude una pluralità di emozioni, ricordi e situazioni che lo rendono unico e prezioso, sia esso una grande villa con giardino o un piccolo monolocale in periferia. Un valore affettivo che ci rende umani, ma che può creare non pochi problemi nel momento in cui si decide di mettere in vendita la propria casa e di rivolgersi a un’agenzia immobiliare.
Ai nostri sembrava che il prezzo proposto loro (inferiore del 15-20% circa rispetto a quanto ipotizzato) non ripagasse l’amore che trasudava persino dalle pareti. Il fatto è che i potenziali compratori quell’amore non lo vedevano (o solo in parte nell’inconfutabile cura dei dettagli); in compenso però rimanevano spiazzati fin dall’ingresso in casa, a cui si accede da una ripida, pericolosa e lunga scalinata in pietra che conduce loro al terzo piano. Un particolare che può spaventare e limitare di molto la propensione alla spesa.
Lo sapevate infatti che la presenza di un ascensore, specie dal terzo piano in su, può far salire il valore di un appartamento anche del 20% in più?
Accettare il compromesso
La valutazione finale degli addetti ai lavori viene fatta comparando l’immobile in questione con altri simili nella stessa zona, dando vita a un prezzo giusto, onesto e obiettivo. Soprattutto per chi deve acquistare. È normale e sano che chi vende si senta in parte defraudato di un pezzo importante della sua vita, ma è necessario, anche per un personale guadagno, rivedere le proprie posizioni. Alcuni dopo un pò si convincono ad accettare il compromesso, altri no. I nostri non hanno voluto sentire ragioni, non riuscendo a mettere da parte il cuore e i cattivi consigli.
Volete sapere com’è andata a finire questa storia? In quella casa non ci abitano più, perché ora con tre bambini piccoli da portare in braccio salire è diventato molto più difficile di quando erano nel fiore degli anni, ma il mutuo lo pagano ancora.