La famiglia F. desiderava da tempo una casa in campagna. Aveva deciso di spostarsi dall’appartamento in città per vivere in un luogo più a misura d’uomo – e di bambino -, con grandi spazi aperti, aria pulita e zero traffico.
Il sogno sembra tramutarsi in realtà quando conoscono il signor G. che, ormai anziano e stanco, vuole vendere il suo appezzamento di terreno con annessa una bella villetta. Andrà a vivere da sua figlia. C’è l’orto per poter coltivare prodotti di stagione, c’è addirittura l’aia per le galline. I nostri già immaginano la loro nuova vita, fatta di colazioni con uova fresche di giornata e pranzi in compagnia degli amici all’ombra della tettoia, con i ragazzini a scorrazzare in bicicletta.
Lavorando entrambi e non avendo molto tempo, marito e moglie hanno però bisogno di una mano per preparare tutta la documentazione propedeutica all’atto di compravendita. Il resto è fatto. Sono già d’accordo sul prezzo. Si rivolgono dunque alla loro agenzia immobiliare di fiducia, la quale contatta il proprietario e procede con le richieste e le verifiche.
E qui arriva la “doccia fredda”. Quando già si vedevano appollaiati su un’amaca a prendere il sole del loro piccolo podere, i signori F. scoprono, loro malgrado, che questo affare non s’ha da fare. O meglio, non si può proprio fare.
La sentenza degli addetti ai lavori è senza appello. Nella costruzione di parte del complesso è stato commesso un abuso edilizio e non c’è modo di rimediare. Il signor G. aveva spiegato loro di aver realizzato delle aree dopo alcuni anni rispetto al nucleo centrale preesistente ma che, a una successiva segnalazione da parte dell'agenzia del territorio, aveva provveduto a sanare la struttura.
Purtroppo questo non basta. L’agenzia del territorio regolarizza per quanto di sua competenza, aggiornando la planimetria e assicurandosi così una rendita. Ma quella volumetria in più, dal punto di vista della conformità urbana, abusiva era e abusiva rimane.
I nostri, venuti a conoscenza della notizia, ci rimangono molto male. «Davvero non è possibile fare qualcosa? Siamo anche disposti ad accollarci eventuali spese…».
«Esistono varie entità di abuso edilizio – spiega loro con pazienza l’agente immobiliare che li segue -. Nel caso si ristrutturi un appartamento senza fare le dovute comunicazioni, demolendo un muro, cambiando per esempio la disposizione delle stanze, è possibile sanare a posteriori, pagando le relative sanzioni al Comune di appartenenza.
Ma questo è un caso limite, in cui la dimensione stessa dell’edificio è aumentata e – per di più – proprio l’aia è stata costruita troppo vicina a un antico tratturo, laddove i vincoli paesaggistici non lo consentivano».
«Ma si potrà pur far qualcosa…», insistono i signori F., quasi sull’orlo della disperazione.
«Abbattere». «Come?!». «Demolire o smontare tutto ciò che non è regolare. Ritornare allo stato originario dei luoghi, perché è ovvio che si può vendere solo ciò che rispetta le leggi. In caso contrario io non posso neanche assumere l’incarico di seguire la pratica, perché non ci sarebbe nessuna pratica da seguire», ribadisce l’agente.
Marito e moglie si guardano. E vedono il loro sogno abusivo sgretolarsi ognuno negli occhi dell’altro. Ma vedono anche il pericolo scampato grazie all’efficienza di un professionista competente.
Chiederanno al proprietario di procedere con quanto richiesto, poi compreranno il terreno e ricostruiranno il tutto seguendo le regole, facendosi aiutare dall’agenzia per tutte le pratiche necessarie. Nel frattempo, le uova le compreranno ancora al mercato.